Emergenza Ucraina: l’impegno della Caritas
Il conflitto, deflagrato il 24 febbraio scorso, continua a essere caratterizzato da bombardamenti indiscriminati nelle aree civili che non risparmiano scuole, ospedali, centri comunitari, abitazioni. L’economia di base è pressoché ferma e la vita di ogni giorno dipende quasi totalmente dagli aiuti umanitari.
Secondo i dati ONU aggiornati al settembre 2022, sono più di 17,7 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria. I rifugiati in Europa a causa del confitto sono attualmente circa 7,6 milioni; oltre 6,2 milioni gli sfollati interni, dei quali circa 1 milione sono minori. E sono proprio i minori a essere colpiti dagli effetti della guerra anche sul fronte educativo: a settembre la campanella che segna l’inizia dell’anno scolastico ha suonato anche in Ucraina, ma solo il 27% delle scuole ha ripreso le lezioni in presenza per ragioni di sicurezza. Secondo gli ultimi dati aggiornati, la dispersione scolastica ha raggiunto 3,6 milioni di studenti a causa della chiusura delle strutture educative.
Nel frattempo, l’imminente arrivo dell’inverno genera forti preoccupazioni, non solo per la diffusa distruzione delle infrastrutture nel Paese, ma anche per l’impossibilità di reperire fonti e forniture di energia a prezzi sostenibili.
LA RISPOSTA DELLA RETE CARITAS
Le richieste di aiuto e assistenza umanitaria in Ucraina crescono e la risposta all’interno del Paese di Caritas Spes e Caritas Ucraina (le due Caritas ucraine), grazie anche al supporto della rete delle Caritas sorelle, non si ferma. Anzi, aumentano, ad esempio, i centri parrocchiali, dove si può trovare rifugio, protezione e beni di prima necessità, e i poli logistici per la raccolta, lo stoccaggio e la distribuzione di beni umanitari anche nelle aree più remote. La risposta a questa crisi si estende a tutti Paesi confinanti. Ad oggi sono stati lanciati progetti di medio e lungo periodo in risposta all’emergenza coordinati dalle Caritas nazionali con Caritas Internationalis e Caritas Europa in: Moldavia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia.